Nat Scammacca
LA STANZA DEL POETA
Oh la gioventù! Vivace, vitale, frettolosa, non conosce ora dopo o prima. Oh la gioventù! Dissi a Salamone: “Tu sei un giovane artista, dipingi vivi e sii antigruppo”. La settimana dopo sento suonare il campanello di Via Duca della Verdura 27 e rivolgendomi ad Andrew Donus lo pregai di aprire. Sono sempre il patriarca, anche se in fondo all’anima sono giovane anch’io. Due giovani scendono le scale con passi frettolosi: Carmelo Pirrera e Salamone, il pittore. Sotto il braccio portano tanto colore, verde rosso giallo, mi vengono incontro mentre ancora cerco di svegliarmi sorpreso dalla loro irruzione. Salamone mi chiede una parete, una parete tutta a sua disposizione.
“Di pareti ce ne sono tante! , scegli quella che vuoi”. E poiché i muri più nudi erano quelli della stanza di Andrew, i due pittori si accaparrarono una parete ciascuno. Spalla a spalla, pennello a pennello, cominciarono a dipingere la stanza del poeta americano. Per tracciare il disegno usarono il lucido delle scarpe, idea di Salamone l’artista; non voglio con questo offendere Carmelo, ma parliamoci chiaro, questa volta voglio parlare soltanto di Salamone. Carmelo dipinge, si, ma, prima di essere pittore, è poeta. Salamone allagò il muro di verde, verde chiaro più chiaro, oscuro più oscuro, il colore si asciugava presto e il nostro lavorava in fretta mostrando la tecnica perfetta di un artista maturo. In pochi minuti sullo stesso muro vedemmo affacciarsi due pitture: da una parte due vasi con fiori quasi evanescenti, colori pastello, tocchi leggeri delicati, un pensiero artistico, pennellate, una qua, una là, finché seguendo i dettami del suo cervello il quadro si completa. L’altro, grande maestoso violento dove si allarga una figura senza volto, seduta. Alle spalle una grande maglia gialla, di un giallo feroce come il centro della Sicilia con le sue distese ondulate di grano maturo. Da un lato il verde dei fichidindia, due case bianche e, dall’altro, il sole che brucia ti fanno pensare che è un siciliano a dipingere e la figura senza volto è forse il siciliano che si trova in America, in Belgio, in Germania, in Nord Italia ovunque… nelle miniere di carbone, e nelle fabbriche di Detroit e intanto rivede il sole della sua Sicilia. Un pensiero che Salamone esprime con la sua pittura violenta, drammatica e pur tanto poetica. Come è possibile, ti vien di pensare, che un giovane di 21 anni possa dire tanto della Sicilia e di se stesso? E questo non l’ho pensato solamente io. Vicino a me si è seduto anche Carmelo a dire la sua meraviglia. Poi il pittore finì e restammo seduti ancora per ore in quella stanza a recitare poesie, a bere. Si fecero le tre, le ore piccole quando gli artisti continuano a parlare in una piccola stanza di Via Duca della Verdura 27.
(dalla terza pagina del settimanale “Trapani Nuova”)
4 Febbraio 1975.