Ho subito accettato l’invito dell’amico Ignazio Apolloni di collaborare al volume omaggio per Nat Scammacca, ripercorrendo i viali dell ‘Antigruppo così profumati di speranze in quell’allora politico nuovo e fervente. Essere parte dell’Antigruppo e collaborare all’omonima rivista fu per me una continuazione ideale della lotta partigiana a cui avevo partecipato con un nome di battaglia, Tribuno che s’inseriva perfettamente nel linguaggio di quel movimento che era anche di riscossa popolare.
Ora ho ripercorso le pagine della rivista “Antigruppo” e ho trovato due sezioni che si prestano ai miei commenti. La prima consiste nell’Introduzione alle poesie di Scammacca scritta da Mauro De Mauro e pubblicata in Paese Sera, quotidiano romano, nel 1968. E’ molto importante sapere che il De Mauro, allora cronista del quotidiano L’Ora di Palermo, stava lavorando alla sceneggiatura del film “Il caso Mattei”, diretto dal regista Francesco Rosi, che tratta dell’assassinio del Presidente dell’ENI. Pare che De Mauro abbia indagato sugli ultimi giorni di Mattei in Sicilia, scoprendo prove del delitto.
Per questo fu rapito e sicuramente ucciso.
Prima di leggere tutto il pezzo di De Mauro dedicato a Scammacca, ho rivisto il film “Il Caso Mattei”, provando la solita avversione a queste forze del capitalismo criminale, ma anche potendo apprezzare, con animo da Antigruppo, quel che De Mauro scrisse per Scammacca, col metterne specialmente in evidenza le caratteristiche umane e le idee politicamente avanzate. Eccone alcuni esempi: “Poeta, saggista, critico e scrittore, Scammacca crede fermamente nella non violenza: durante la guerra rischiò la corte marziale, perchè si rifiutò di andare a sganciare le bombe sul Giappone.
De Mauro poi si riferisce al saggio pubblicato da Scammacca in Sicilia con il titolo “Il problema americano negro visto da un americano bianco” dove si legge:
“L’America è un paese pieno di pregiudizi, abiitato da gente terribilmente carica d’odio.
Ci sono veramente pochi paesi nel mondo dove esistano tanto odio e tanti pregiudizi.”
“Scammacca lo imparò a proprie spese”, continua De Mauro, “quando era poco più di un ragazzo: una folla di bianchi, fra cui molti operai, aggredì e malmenò il cantante negro Robinson che si accingeva a tenere un comizio. Nat intervenne in difesa del cantante, tentò di protestare garbatamente, ma si prese la sua dose di legnate.
Nessuno come lui può conoscere quest’America di cui parlo dicendo: “Esiste in America un’aristocrazia dell’economia nella quale soltanto pochi potranno penetrare. La libertà rimane soltanto in minima parte alla classe borghese, mentre le classi umili sanno che per loro non esistono eguali condizioni di possibilità.”
Perciò Nat vive in Italia dove trascorre le sue giornate come immerso in un perenne bagno di vitalità. E crede ciecamente in ciò che fa, con lo stesso cosciente candore con cui corse in difesa di Robinson. O col quale, come egli stesso racconta nel capitolo “La Libertà” del saggio su King, quando aveva dodici anni e viveva sull’asfalto di New York, sollevò il suo piccolo pugno “contro i grattacieli che si profilavano all’orizzonte. Là, lontano, nell’isola di Manhattan, nella Quinta Strada, abitavano i ricchi e i potenti”.
Ed ecco i titoli di alcune poesie scelte da De Mauro di Scammacca:
“L’IO NEL NOI”:
Girate l’io verso il noi
ma ancora un io
niente catena
nessun vero legame
nessun vero nodo.
Liberi. Chiedete perchè
Girate in
trovate in questo io
il noi in tutti i vostri voi
come me.
Girando a sinistra
vorticate verso i confini più lontani
le province degli ultimi a mangiare
a dormire ad avere
gli antigruppo lì in fondo
ciascuno trovi la risposta propria
se a sinistra
la mia
se a sinistra
la nostra.
“A DESTRA A DESTRA AVVITA A DESTRA”
“NON C’È ALTRO MONDO CHE QUESTO”
“SOLTANTO CON UN SORRISO”
Sono un ammiratore di tutti gli scritti di Scammacca e in particolare di quelli introdotti con passione nell’Antigruppo 73, volume2, da una vittima del potere capitalista, quel giornalista che aveva scoperto dettagli di colpe padronali da inserire in un film di Rosi sull’assassinio di Mattei.
Ho conosciuto personalmente Mattei che fu partigiano come me e che era venuto nella mia zona emiliana a controllare le ricerche di metano per l’AGIP. Ecco perchè nel rileggere i versi di Scammacca presentati da De Mauro mi parve di rivedere Mattei che certamente avrebbe apprezzato questi versi così limpidi nell’attacco a quel potere che ha ucciso lui e De Mauro.
Ma come io, emiliano sbandato in California, ho conosciuto Nat Scammacca? Lo devo all’amico Ignazio Apolloni col quale condivisi l’insegnamento universitario e piaceri giovanili con dolci compagnie in California. Accompagnai Ignazio all’aeroporto di Los Angeles la sera in cui disse, come nel libro di Scammacca, “Bye bye America”. Io rimasi, main uno dei miei frequenti ritorni in Italia andai in Sicilia dove, tramite Ignazio, ebbi il piacere di conoscere Nat che poi rividi in varie occasioni e fui anche ospite nella sua accogliente casa. Intanto mi ero associato all’Antigruppo, contribuendo alla rivista e poi rimanendo fedele ai suoi principi umani e sociali. Pensando ai compagni dell’Antigruppo conosciuti allora, non vedo nessuno di loro che dia il suo voto a Berlusconi o a Bush.
Desidero concludere questo mio omaggio alla memoria di Nat con la sua bella e degna Introduzione a varie poesie di Ignazio nell’Antigruppo 73 Volume I. L’ho appositamente scelta come conclusione di questo mio pezzo dedicato alla sua memoria, ma anche all’amicizia che mi legava a lui e mi lega ad Ignazio Apolloni.
“Ignazio Apolloni”, scrive Scammacca, “è un vero anti, non posso dire antigruppo, perchè ha respinto con fermezza alcuni dei 21 punti di “Una passione poetica”. È certo, però, che esiste ben poca differenza tra il suo modo di comportarsi e quello di un antigruppo; infatti, a Palermo, è stato proprio Ignazio Apolloni che per primo organizzò il contatto diretto tra poeti, scrittori e lavoratori. Dobbiamo al suo spirito d’iniziativa se le poesie dei poeti dell’antigruppo sono ancora scritte sui muri delle case dei pescatori di Ustica, se i contadini di Aliminusa hanno potuto ascoltare le nostre poesie e vederle illustrate sui muri delle loro case da pittori quali Roberto Zito. Siamo stati con Apolloni nelle spiagge e nell’entroterra, tra i lavoratori che prima ci guardano con diffidenza, ma poi cominciano a sentire un certo interesse per questa cultura ambulante che ha lo scopo di svegliare nell’animo dell’uomo comune l’interesse per un discorso anti e antigruppo. Ed è stato merito di Apolloni se ho affisso le mie poesie sui muri di Palermo”.
Mario Pietralunga